Oggi è il compleanno della libreria, compie 10 anni!
Per festeggiare potrei raccontarvi come è nata, i desideri che l’hanno anticipata, i sogni che l’hanno realizzata, gli amici incontrati, i libri letti….ma questo lo sapete già. Lo sanno quelli che l’hanno frequentata,conosciuta, oppure, come le belle Passanti raccontate da De Andrè quelli che “l’hanno conosciuta appena…ma valeva la pena …” Mai come adesso mi accorgo che raccontare qualcosa a chi non c’era è compito troppo arduo che lascio agli scrittori che compiono davvero il compito straordinario di far rivirere il tempo nel nuovo tempo presente.
Si perchè soltanto l’abilissimo scrittore che ha in sé un demone fortissimo può raccontare ciò che non c’è e compiere la magia (ecco il demone che ha in sé) di mettere nel presente un presente passato e farlo vivere veramente.
Io ci sto provando ma il mio demone è pigro.
Nelle considerazioni sul tempo che ho fatto in questi mesi mi è sembrato che il tempo fosse in realtà nelle cose, esattamente presente in esse e una volta che queste non ci sono più, solo la magia del racconto può portarle alle nuove “passanti”.
Forse l’ho già detto altrove ma il tempo della libreria (cito la libreria perchè stiamo parlando di questo) è nella libreria: è nel verde delle mura del negozio, è nella scaletta in fondo, è negli scaffali carichi di libri, è nelle cose prima ancora che nelle persone. Le cose , gli oggetti sono carichi di tempo, noi siamo nel tempo perchè partecipiamo ad esse.
In questo dilemma, nel quale il ragionamento mi ha portato, improvvisamente, non so più trovare una conclusione. Infatti, apparirebbe il paradosso che se le cose continuassero ad essere allora anche i soggetti sarebbero. Mistero della filosofia. E pure ci credo un po’ che sia così . Noi smettiamo di essere quando non abbiamo più lo scambio soggetto oggetto e paradossalmente (continuo nell’assurdo) è l’oggetto a fare da protagonista nello scambio. Quando vedo il locale in Via Rubino 42 a Formia non trovo Giuseppe perchè non c’è più il verde alle pareti, non trovo te e me perchè non ci sono più le cose che abbiamo guardato inseme. Qualcuno a ragione obietterà che siamo stati noi a farle e levarle , ed è vero, ha ragione, ma se analizziamo meglio la frase detta e aggiungiamo l’avverbio di luogo là ecco che la frase diventa: siamo stati noi a farle e levarle là e allora il luogo oggetto anch’esso diventa carico di quel significato e potere che abbiamo attribuito all’oggetto luogo in questo caso.
A volte guardo le case vuote e sento che quelle mura hanno il tempo che sono state. Hanno in sé il tempo dei bambini che hanno visto, hanno il tempo dei quadri che hanno retto, hanno il tempo della luce che hanno preso: c’è, è lì. Se i bambini tornassero, se i quadri fossero alle pareti, se la finestra fosse aperta il tempo di quella casa ci sarebbe. Ma sono i soggetti che non partecipano più a quel tempo perchè hanno iniziato un altro scambio oggetto soggetto altrove.
Forse c’è confusione tra tempo (cosa intendo per tempo in questa mia considerazione) e memoria; diversa è la memoria, quella essendo una elaborazione, è chiaramente del soggetto e siamo d’accordo.
Ok passiamo al compleanno, fatte tutte queste considerazioni diventa difficile parlare di ciò che c’è oppure non c’è e allora la memoria (eccola) ci aiuta oppure il demone di uno scrittore risolverà la dicotomia nella quale da sola mi sono infilata e renderà presente noi e loro contemporaneamente.
Invece per restare sul compleanno vorrei dedicare il pensiero al grande tema dell’attualità che riassumo come altruisto negato.
Quello che più temo leggendo i giornali di questi giorni circa il tema dell’immigrazione e la volontà di chiudere i porti italiani è che questa politica sta cercando, spero vivamente non riuscendoci, di modificare il modo di pensare degli italiani. L’Italia è un paese di mare e il mare è scambio. La geografia determina le tradizioni di un popolo: il mare è aperto, il mare è unico per tutto il mondo, si cambiano i nomi, si chiamano da golfo a oceano ma quell’acqua abbraccia contemporaneamente il pianeta intero. Basta guardare il mappamondo e seguire con il dito il blu per accorgersi non senza stupore di questa meraviglia. E allora se il mare è aperto per definizione allora i popoli di mare sono aperti per sillogismo e infatti lo sono, lo sono e come da sempre….
L’accoglienza prima ancora che non principio etico è un principio fisico.
Di fronte alla natura gli uomini hanno creato la società civile, astrazione tutta umana per rispondere all’esigenza morale di bene e male. Nella natura non c’è un bene e un male perchè gli elementi che la formano, fuoco terra acqua ecc.. il vento il sole la pioggia ecc.. ,non hanno un gene morale che li pone davanti la scelta di cosa fare se piovere o non piovere, bruciare o allagare , la natura è la natura.
L’uomo si è accorto che soltanto lui possedeva la capacità di essere e non essere come di fare oppure non fare, bene o male, si o no ed allora si è unito con gli altri uomini per creare una struttura dove poter soddisfare in primis la sua esigenza morale.
E cosi nella società civile la morale individuale si è raffinata per essere etica condivisa. Ed è li che l’uomo non puo esimersi dalla scelta, scelta che è insieme artificiale (perchè fatta in una struttura costruita) e naturale (perchè rispettosa sempre della sua origine).
Inoltre questa scelta non puo’ ridursi a timori che la stessa società ha il compito di risolvere ma anzi è un dovere, la scelta (direzione) morale etica, che la società stessa gli impone.
La società deve educare all’accoglienza se questa, nello scambio naturale artificiale, è persa. E deve educare alla convivenza se questa, in un particolare momento storico, è messa in discussione.
Questo è il compito della società civile e nello specifico dei politici che ne sono i rappresentanti.
L’altruismo è una esigenza dell’uomo e pertanto nella società civile diventa un diritto e, seguendo il ragionamento, un dovere.
Sono felice che almeno nonostante dei politici che hanno travisato le loro stesse proposte elettorali, noi crediamo nella nostra genesi e sappiamo anteporre il moderno altruismo e rispetto per i diritti umani e diritto dei NAUFRAGHI alle paure di rifiuto dell’altro che ci abbassano a viver come bruti mentre fatti fummo per seguir virtute e conoscenza.